San Francesco.
Qui il tempo si è fermato, 800 anni fa.Tutto è immobile. Un grande palcoscenico che non cambia scenografie e rende omaggioal suo attore principale e alle sue comparse. Io spettatore distratto rubo con le foto un po’ di questa pace. Ma quando me ne vado, tutto si ricompone con grande serenità. È Assisi che si racconta ed io non faccio altro che ascoltare. Ascolto e vivo la sua storia. Con i miei passi copio il cammino di chi questa storia l’ha inventata, ed ad ogni passo sento i rumori di quel tempo, le voci degli abitanti di 8 secoli fa. La storia arriva dalle pietre delle case ed è talmente forte il suo sussurro che sembra di vederla con i miei occhi. Racconta, questa storia, le battaglie di un cavaliere, le sue armi e il suo destriero. Il cavaliere è Francesco e il suo Signore non gli ordinò di uccidere per conquistare, ma di sottomettersi con umiltà al più misero dei poveri per vincere la battaglia che nessun paladino comprese mai. Il destriero era il suo corpo che con docile grinta lo accompagnò in ogni avventura e non ebbe paura mai neanche davanti alla morte. L’Amore era la sua corazza e le sue armi furono la semplicità e la gioia. Con la musica raccontò le gesta del suo Signore, con il teatro si fece furbo giullare e con la sua passione diventò suo gonfalone. Fu umile, più piccolo del niente e il tempo si inchinò, fermo in adorazione davanti a lui ad ammirarlo. Il mondo, complicato, rimase ammaliato dalla sua semplicità.
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Fanzine.
Un tuffo nostalgico nel passato, uno sguardo ai miei primi passi nel mondo del fumetto. Brevi storie, a volte di una tavola sola, a volte esercizi del corso di fumetti, a volte canzoni che mi hanno colpito e che ho voluto rappresentare con il disegno. Un album a cui guardo sempre con una sorta di tenerezza. Alcune di esse sono state le prime pubblicazioni.
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Concorsi.
Con questa storia breve di appena tre tavole, nel 2007 ho partecipato al concorso “Lanciano nel Fumetto”. In questi pochi segni c’è descritta la mia visione del mondo, anche quello dei Segni Narranti.
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Zeto.
“Mi chiamo Zeto e sono un pagliaccio di strada. Il mio nome mi fa pensare all’ultima lettera dell’alfabeto. A uno degli ultimi. Così sembra. Così potrei pensare vedendomi per strada. Un barbone che elemosina emozioni per vivere, oppure un mondo di sentimenti chiusi in un universo che ha preso la forma di questo corpo umano”. Inizia con queste parole il primo Segno Narrante di Zeto di cui sono l’orgoglioso padre artistico. Ne parlo con emozione, con un groppo in gola che non vuole sciogliersi. Qualcuno dice che è il mio alterego, mia figlia dice che mi somiglia molto, io penso solo che da grande voglio essere come lui. Con Zeto ho fatto viaggi che porto con me e che nessuno potrà mai togliermi. Insieme, abbiamo percepito il dolore assurdo di Birkenau, abbiamo ascoltato la favola surreale dell’amore raccontata dalla poesia di Charlot, ci siamo sentiti sconfitti davanti alla scoperta degli abusi di un padre nei confronti della figlia e siamo stati portatori sani di amicizia in una storia raccontata insieme al grande Fabio Bogliotti alla sceneggiatura. Poesia ragazzi! Follia, magia, semplicità, caratteristiche che ancora spaventano.
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Rupe Mutevole.
Avete presente la congiunzione astrale favorevole, la casualità sfacciata, l’ultimo pezzo di un puzzle incastrato, l’innamoramento artistico? Questo è per me Rupe Mutevole. L’intento comune di raccontare un certo tipo di storie, l’atmosfera magica, l’introspezione, il soprannaturale, la poesia, la vera bellezza. Storie di un mondo che ricerco da sempre, che sanno trasportare, me disegnatore, in una dimensione parallela, ignota eppure reale.